Fonte: www.lastampa.it/lazampa
Al Sud volontari aggrediti e auto bruciate: «Nessuno deve nutrire i randagi assassini»
TORINO
Sta succedendo quello che mai avrei creduto possibile qui, in una cittadina civile: siamo in guerra, due volontarie che portavano cibo ai cani sono state aggredite: una ha una ferita alla testa e all’altra hanno sfasciato la macchina».
Angela vive in Puglia, a Barletta, a molti chilometri dalle spiagge dove la settimana scorsa un branco di randagi ha sbranato e ucciso un bambino e ferito gravemente una ragazza. Ma, dopo il dramma di Scicli, la psicosi è esplosa in tutto il Sud. E nel mirino sono finiti non soltanto i cani, ma anche i volontari che da sempre danno loro da mangiare.
«Ormai siamo al delirio - racconta Valentina Raffa, che vive a Modica, dove il sindaco ha firmato un’ordinanza che consente di eliminare i randagi -. Tagliano l’erba per non offrire rifugio e scampo ai cani, l’ordine è di accalappiare o uccidere tutti gli animali, anche quelli già sterilizzati. Orde di cacciatori hanno assaltato le farmacie per comperare veleno. Stanno preparando polpette letali. Noi volontarie siamo poche, ci minacciano tutti i giorni, ma cerchiamo di salvare tutti i cani che riusciamo a raggiungere».
Il diario quotidiano di Valentina raggiunge le caselle di posta elettronica di tutte le associazioni animaliste sembra un bollettino di guerra con le cifre dei «caduti» e dei «salvati», caricati in auto e portati via di corsa attraverso i campi, di nascosto per evitare ritorsioni e minacce.
Il tam-tam arriva sino alle associazioni animaliste di Milano, Bolzano, Torino: si cercano «stalli» cioè soste temporanee per cuccioli e cani adulti, «dateci una mano, se ne adottate uno a testa li salviamo tutti» scrive Domenica. Oggi sette cani partiranno per Milano, «cerchiamo di svuotare le campagne per evitare la strage».
«Ieri sera sono scesa a Marina di Modica con alcuni amici - continua Valentina - all’ entrata c’erano i carabinieri che stazionavano, i cani erano circondati ed avevano una fame pazzesca. Se nessuno li nutre, diventano ancora più pericolosi. Ma i giustizieri vogliono ucciderli e minacciano noi: al buio abbiamo cercato di vedere se ci fosse qualche boccone velenoso in giro. Sono scesa io sola, gli altri hanno avuto paura, i cani erano furiosi, e gli uomini che li braccavano arrabbiati quasi quanto loro».
Ieri Valentina è tornata in strada ha raccolto cinque cuccioli che si erano rifugiati in un cassonetto. «Adesso ci chiama anche il Comune - racconta - anche se non è compito nostro raccogliere i randagi. Il problema è che se adesso il cane del vicino abbaia lo segnalano come pericoloso e lo fanno portare via. Così aumentano gli abbandoni: la gente qui non vuole problemi».
L’emergenza è gestita con i soldi dei volontari e delle donazioni, anche se nella sola Sicilia in tre anni sono arrivati tre milioni di euro per la lotta al randagismo. Dove sono finiti? Se l’è chiesto il sottosegretario alla Salute Francesca Martini facendo in conti in tasca ai sindaci che sono responsabili per legge.
Un’idea i volontari se la sono fatta ma non possono raccontarla, senza contare che mafia e camorra hanno fiutato il business ormai da anni, ogni cane frutta qualche euro al giorno e così i «gestori» dei canili privati sperano che il numero dei randagi aumenti: più cani più soldi, e se mancano animali si «rubano», anche dai giardini privati. «Qui è la normalità, come gli avvelenamenti - spiega Viviana Nastasi di Catania -. A noi hanno ucciso Boldo nell’ambulatorio veterinario del Comune, l’hanno avvelenato, sarebbe stato adottato il giorno dopo. Perché? Non lo sappiamo forse è stata una minaccia a noi volontarie, abbiamo fatto la denuncia ma forse non lo sapremo mai».
Gli "Uomini" mi fanno davvero schifo...
Al Sud volontari aggrediti e auto bruciate: «Nessuno deve nutrire i randagi assassini»
TORINO
Sta succedendo quello che mai avrei creduto possibile qui, in una cittadina civile: siamo in guerra, due volontarie che portavano cibo ai cani sono state aggredite: una ha una ferita alla testa e all’altra hanno sfasciato la macchina».
Angela vive in Puglia, a Barletta, a molti chilometri dalle spiagge dove la settimana scorsa un branco di randagi ha sbranato e ucciso un bambino e ferito gravemente una ragazza. Ma, dopo il dramma di Scicli, la psicosi è esplosa in tutto il Sud. E nel mirino sono finiti non soltanto i cani, ma anche i volontari che da sempre danno loro da mangiare.
«Ormai siamo al delirio - racconta Valentina Raffa, che vive a Modica, dove il sindaco ha firmato un’ordinanza che consente di eliminare i randagi -. Tagliano l’erba per non offrire rifugio e scampo ai cani, l’ordine è di accalappiare o uccidere tutti gli animali, anche quelli già sterilizzati. Orde di cacciatori hanno assaltato le farmacie per comperare veleno. Stanno preparando polpette letali. Noi volontarie siamo poche, ci minacciano tutti i giorni, ma cerchiamo di salvare tutti i cani che riusciamo a raggiungere».
Il diario quotidiano di Valentina raggiunge le caselle di posta elettronica di tutte le associazioni animaliste sembra un bollettino di guerra con le cifre dei «caduti» e dei «salvati», caricati in auto e portati via di corsa attraverso i campi, di nascosto per evitare ritorsioni e minacce.
Il tam-tam arriva sino alle associazioni animaliste di Milano, Bolzano, Torino: si cercano «stalli» cioè soste temporanee per cuccioli e cani adulti, «dateci una mano, se ne adottate uno a testa li salviamo tutti» scrive Domenica. Oggi sette cani partiranno per Milano, «cerchiamo di svuotare le campagne per evitare la strage».
«Ieri sera sono scesa a Marina di Modica con alcuni amici - continua Valentina - all’ entrata c’erano i carabinieri che stazionavano, i cani erano circondati ed avevano una fame pazzesca. Se nessuno li nutre, diventano ancora più pericolosi. Ma i giustizieri vogliono ucciderli e minacciano noi: al buio abbiamo cercato di vedere se ci fosse qualche boccone velenoso in giro. Sono scesa io sola, gli altri hanno avuto paura, i cani erano furiosi, e gli uomini che li braccavano arrabbiati quasi quanto loro».
Ieri Valentina è tornata in strada ha raccolto cinque cuccioli che si erano rifugiati in un cassonetto. «Adesso ci chiama anche il Comune - racconta - anche se non è compito nostro raccogliere i randagi. Il problema è che se adesso il cane del vicino abbaia lo segnalano come pericoloso e lo fanno portare via. Così aumentano gli abbandoni: la gente qui non vuole problemi».
L’emergenza è gestita con i soldi dei volontari e delle donazioni, anche se nella sola Sicilia in tre anni sono arrivati tre milioni di euro per la lotta al randagismo. Dove sono finiti? Se l’è chiesto il sottosegretario alla Salute Francesca Martini facendo in conti in tasca ai sindaci che sono responsabili per legge.
Un’idea i volontari se la sono fatta ma non possono raccontarla, senza contare che mafia e camorra hanno fiutato il business ormai da anni, ogni cane frutta qualche euro al giorno e così i «gestori» dei canili privati sperano che il numero dei randagi aumenti: più cani più soldi, e se mancano animali si «rubano», anche dai giardini privati. «Qui è la normalità, come gli avvelenamenti - spiega Viviana Nastasi di Catania -. A noi hanno ucciso Boldo nell’ambulatorio veterinario del Comune, l’hanno avvelenato, sarebbe stato adottato il giorno dopo. Perché? Non lo sappiamo forse è stata una minaccia a noi volontarie, abbiamo fatto la denuncia ma forse non lo sapremo mai».
Gli "Uomini" mi fanno davvero schifo...